Pillole di Innovazione Settimanale con G.
“Ogni produzione consiste nel combinare materiali e forze che si trovano alla nostra portata. Produrre altre cose o le stesse cose in maniera differente, significa combinare queste cose e queste forze in maniera diversa.
J.SCHUMPETER, TEORIA DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Il successo dell’Innovation Manager
L’innovation Manager è oggi un articolo di moda. Dalle multinazionali ai Ministeri, dalle Poste alle PMI, sono poche ormai le aziende che non abbiamo una persona, a volte un intero dipartimento, con il ruolo di portare “l’innovazione in azienda”.
Ma perché si assume un Innovation Manager? La risposta apparentemente ovvia, cioè per innovare, merita a mio avviso un qualche approfondimento. L’innovazione è connaturale allo sviluppo economico, aziendale, capitalistico, direi financo allo sviluppo dell’intera umanità. Cosa sono se non innovazione anche i primi utensili dei nostri antenati, che ammiriamo nei musei di storia naturale e di antropologia?
La formula di Schumpeter, la destructive creation, non è che l’apogeo e la definizione ultima del principio dell’innovazione, che nel bene e nel male ci definisce come esseri umani.
Chi è alla guida dell’innovazione?
Ma appunto qui parliamo di musei, di un autore dell’inizio del XX° secolo, insomma di acqua sotto i ponti ne è passata, e in tutti questi secoli l’uomo e le aziende non hanno certo atteso di avere un Innovation Manager per innovare.
L’attuale moda dell’Innovation Manager, è innegabile, è legata a doppio filo all’avvenimento delle tecnologie digitali e dell’informatica, e solo in quest’ottica può essere interrogata nella sua specificità. E qui, con tutte le cautele del caso, pongo e mi pongo la domanda: quid dell’Information Technology (IT) Manager, e del suo epigono il Chief Information Officer (CIO)? Perché non sono loro i leader dell’innovazione, visto che il digitale è o dovrebbe essere il loro pane quotidiano?
Insomma, come è potuto accadere che la figura di riferimento per la tecnologia, colui che in azienda mastica bit e byte, si sia lasciato passare davanti agli occhi il treno dell’innovazione senza prenderlo, al punto da rendere necessaria l’invenzione di questa – almeno per me – strana figura dell’Innovation Manager?
La dicotomia tra IT & Innovation Manager
Intendiamoci, ci sono sicuramente tante buone ragioni quanto ci sono aziende al mondo per spiegare i singoli casi: la limitazione delle responsabilità dell’IT Manager al solo perimetro interno, le lotte per il budget, l’esigenza per il CEO di mantenere una posizione di rilievo (un IT&Innovation Manager sarebbe forse troppo “potente”), eccetera eccetera.
Ma ad uno sguardo astratto, dall’alto, non si può negare che la nomina di un Innovation Manager sia in un certo senso un fallimento per la struttura di Information Technology, non fallimento individuale ovviamente ma appunto strutturale, magari per miopia del top management.
Personalmente non sono un tecnico, anche se vivo immerso nel digitale fin dalla mia adolescenza. Sicuramente l’idea, errata ma quasi unanime, che l’IT Manager sia (o meglio debba essere) un tecnico di estrazione non aiuta, tende a rendere l’IT un ambiente chiuso, con una logica e un linguaggio specialistico che è difficile tradurre all’esterno. Che è invece proprio quello che ci si aspetta da un Innovation Manager, padronanza della tecnologia ma spinta al cambiamento, concetto naturalmente ostico a tutte le consorterie, avvocati, commercialisti, e appunto non pochi IT Manager.
Nel primo articolo: Se la Tecnologia non fa sempre rima con Innovazione, dicevamo che “…tecnologia e innovazione non sono proprio la stessa cosa…la tecnologia si usa, l’innovazione di fa.” La risposta a questa dialettica IT e/o Innovation Manager sta forse nel tener sempre presente questo dualismo di prospettive, entrambe necessarie e da declinare di volta in volta secondo la specifica situazione aziendale.
Per noi di FINIX Technology Solutions, tutte queste domande non sono solo teoria: esse ci aiutano a capire chi è il nostro interlocutore, quali obiettivi ha, come lo si può interessare a quel che facciamo, insomma a definire cosa facciamo e in definitiva chi siamo come azienda.
Sic transit gloria mundi!
Per smitizzare l’innovazione e rendere la conclusione più leggera dopo aver toccato un tasto forse dolente, attiro lettore la tua attenzione sul disegno in copertina. Si tratta del progetto “Impulsoria”, brevettato dal piemontese Clemente Masserano e presentato alla prima Esposizione Universale nel 1851. L’idea era semplice, utilizzare cavalli invece di una locomotiva per tirare un treno. Oggi sembra ridicolo, ma una delle maggiori società ferroviarie dell’epoca, la South Western Railway, acquistò il prodotto e fece una serie di diremmo oggi competitive analysis concludendo che la soluzione era economicamente e tecnicamente superiore alle locomotive a vapore: ”It is calculated that an engine of two horses more will run at a speed superior of that of a steam engine” recita testualmente la presentazione pubblicata su “The Engineer and Machinist, a Journal of Mechanical and Manipulative Art”, Marzo 1850.
L’appuntamento del Il Giovedì con G. continua… Seguiteci per scoprire il prossimo argomento!
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G. è il nostro esperto di Innovazione. È un filosofo con il pallino per il mondo tech e per rendere le cose complesse, finalmente semplici.
Dalla Rubrica: Il Giovedì con G.
- 28/04/2021: Se la Tecnologia non fa rima con Innovazione
- 12/05/2021: La Trasformazione Digitale è il nuovo futurismo?
- 19/05/2021: Dalle Nuvole alla Nuvola
- 26/05/2021: Service As Innovation: la nobiltà del Servizio